Il racconto della gita che ha coinvolto le tre classi quinte ITT
Avete presente il detto “vide Napole, e po’ muore”? (Letteralmente: ‘vedi Napoli, e poi muori’; ovvero non si può morire senza aver visto Napoli).
Noi abbiamo colto al volo l’opportunità e, detto fatto, abbiamo scelto il capoluogo della Campania come destinazione della nostra ‘gita di quinta’, il sogno di tutti gli studenti sin da quando si entra a scuola il primo anno.
Lo so. Il primo pensiero che viene in mente è “che meta sfigata”.
Non mentirò dicendo che non lo abbiamo pensato anche noi.
Eppure siamo stati proprio noi a sceglierla!
In realtà, appena scesi dall’autobus dopo circa 8 ore di viaggio, con l’aspetto da zombie di chi si è svegliato alle 4 del mattino, la notizia di trovarci in un quartiere famoso per le sparatorie non ci è sembrato più rassicurante di come l’avevamo immaginato.
Ma, dopo appena qualche minuto di ambientazione, ci sentivamo un po’ più fiduciosi e pronti ad esplorare quelle terre (a noi) sconosciute.
E posso dire che è stato magnifico.
Potrei cominciare a citare le mille meraviglie di una città capace di trasformare ogni dettaglio in un’opera d’arte.
Anche una semplice pizzeria sul lungomare, un murales scomposto dipinto su un edificio decadente (nonostante ci siano delle vere e proprie opere d’arte sui muri) o un foro di proiettile sulla portiera di un’automobile.
Perfino la pizza, un calciatore argentino di un metro e sessantacinque o addirittura Trump e Kim Jong-un, di cui le statuette sono in ogni banchetto della via dei presepi, insieme a quelle dei più disparati personaggi.
Potrei poi continuare con tutti gli elementi storici: il chiostro di Santa Chiara, il Cristo velato nella cappella di San Severo, il Maschio Angioino; per non parlare delle sagome dei corpi sotterrati nella cenere a Pompei e le mille credenze popolari associate praticamente ad ogni pietra della città.
Ma c’è stato qualcosa di più, che ha reso questa città ancora più speciale.
Abbiamo respirato nell’aria un’atmosfera che profumava di magia.
Qualcosa che va al di là delle opere artistiche eccezionali o delle curiose stravaganze che abbiamo visto, come gli altari dedicati a Maradona nei bar (per chi non lo conoscesse è il calciatore di un metro e sessantacinque di prima); la pizza con la P maiuscola, quella originale; il mare a novembre come se fosse ancora estate; i babà; i cannoli e le sfogliatelle; napoletani con il casco e napoletani con il cappotto (e l’ombrello), di cui probabilmente prima di allora non ricordavano nemmeno più l’uso, dal momento che siamo stati talmente fortunati da vivere un’esperienza più unica che rara in questa città: la pioggia (e il freddo!), evento che con ogni probabilità non si verificava dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
La vera magia, infatti, è stata l’opportunità di viverci fino in fondo, 24 ore su 24, fuori dall’ambiente scolastico.
A pranzo, a cena, in autobus, per i corridoi dell’hotel e per le strade di un mondo nuovo diverso dal nostro, ma anche, più banalmente, davanti ai più diversi giochi da tavolo con i quali ci intrattenevamo la sera.
Eravamo semplicemente i ragazzi con tanta voglia di vivere la propria vita che siamo. Amici, complici e anche un po’ fratelli.
Insomma, niente ansie, compiti, esami.
Eravamo lì, in quel momento, ed era l’unica cosa che ci importava.
Forse, siamo stati noi la nostra magia.
O forse è stata semplicemente la reggia di Caserta (dove, per i più appassionati, è stato girato un episodio di Star Wars), con tanto di giro in carrozza dei giardini esterni.
In ogni caso, siamo fieri di poter affermare, con un pizzico di nostalgia già presente nel cuore, che la gita di quinta non la scorderemo mai.
Nella galleria è raccolta una selezione di foto dei quattro giorni trascorsi in visita a Napoli, Pompei, Salerno e reggia di Caserta. Le tre classi quinte ITT sono state accompagnate dai rispettivi coordinatori Davide Sartori, Mattia Pozzobon, Marco Sinigaglia e dai professori don Marco Canale e Laura Campaci.