Merende solidali: nel tempo d’avvento, occasione di accoglienza

By Lisa Baruzzo,

Al San Marco la tradizione vuole che l’attesa del Natale e della Pasqua siano momenti in cui si trova spazio e tempo per aiutare gli altri e rendersi utili. In particolare, ogni anno ci viene affidata una missione: l’anno scorso la missione di don Filippo in Etiopia, mentre quest’anno si tratta della missione in Brasile di don Roberto Cappelletti.

La missione è al confine con la Colombia, nel cuore dell’Amazzonia, in una località remota e difficile da raggiungere, dove convivono ben 16 etnie indigene: si pensi che si impiegano circa tre ore di navigazione per arrivare al primo centro abitato. Sono 1200 i km da percorrere in barca fino a Manaus, capitale dello Stato di Amazonas.

“Sono l’unico bianco presente – ha raccontato don Roberto Cappelletti in occasione della Festa del Centro dell’1 ottobre, in cui è venuto a farci visita – perciò mi vedono da lontano!”.

Nella missione abitualmente ci sono tre salesiani, ma a volte don Roberto è solo. La sua attività principale consiste nell’aiutare e difendere le popolazioni indigene, ossia i “veri” brasiliani, i nativi. Le ricchezze più grandi, infatti, come foreste o minerali, sono in questo territorio e attirano le multinazionali. Il governo, inoltre, non dà aiuti. “Sentitevi fortunati – ha esclamato don Roberto – perché lì manca tutto!”.

Il distretto missionario consta di dieci villaggi, ma lungo i rami del fiume Rio Negro, ce ne sono altri 40 da visitare.

Ci sono almeno 5 o 6 bambini per famiglia, ed il lavoro più grande è proprio con loro, perché è difficile farli studiare a buoni livelli: sono rarissimi coloro che riescono ad andare all’Università a Manaus. Un grave problema, inoltre, è la dipendenza dall’alcool, molto diffusa, e chi ne fa le spese sono i più piccoli.

La missione di don Roberto ha bisogno di tutto, quindi: dal cibo alla possibilità di frequentare la scuola per i bimbi.

Ciò che tentiamo di fare è garantire a coloro che si rivolgono a don Roberto un piccolo aiuto che migliori la loro quotidianità e dia una speranza di futuro. In particolare, i proventi della beneficenza dovrebbero permettere la costruzione di una casa per i bambini in cui offrire cibo, un letto, o meglio, un’amaca e degli educatori che si occupino di loro.

Arriviamo così a parlare delle “merende solidali” che organizziamo durante l’Avvento e la Quaresima. Ogni martedì, per quattro settimane, al posto delle tanto amate pizzette, la merenda viene offerta dalle famiglie che – attraverso i ragazzi – fanno arrivare a scuola dolciumi, pizzette, panini e tutto ciò che ispira la fantasia. Il ricavato della vendita di queste merende viene interamente devoluto alla missione in Brasile.

Si tratta di un momento per riflettere con i ragazzi: in particolare, in questo tempo di Avvento in cui siamo stati invitati dai catechisti a soffermarci con le classi sul tema dell’accoglienza, anche questa diventa un’occasione per capire che accogliere l’altro significa anche compiere gesti di solidarietà e di generosità.

Il Vangelo ci dice: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà […]: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt 25, 44-45).

Allora non ci resta che augurare buon Natale di accoglienza a tutti!

Formazione in azienda: alla scoperta dell’industria 4.0

By Maria Stella Vivian,

Nei giorni dal 13 al 17 di Novembre, otto ragazzi della classe 4^Itt C, accompagnati dal professore Ismaele Furlan, si sono recati a Bergamo, presso la sede italiana della multinazionale della media e bassa tensione Schneider Electric, che da alcuni anni si occupa di formazione continua anche per gli studenti, oltre che per i propri dipendenti, organizzando accademie di alta formazione tecnica come quella a cui hanno partecipato i ragazzi della scuola.

L’accademia, chiamata “Accademia Schneider Electric per l’industria 4.0”, è durata cinque giorni e aveva lo scopo di insegnare ai ragazzi che cosa sia una industria 4.0. Partecipavano anche altre due scuole del Friuli Venezia-Giulia: il Bearzi e il Malignani di Udine, due ITT.

Durante la settimana, attraverso le spiegazioni degli esaustivi relatori, noi ragazzi siamo stati in grado di capire che cosa si intenda con rivoluzione industriale 4.0 e industria 4.0.

La prima rivoluzione industriale si ebbe con l’avvento della macchina a vapore, la seconda con l’introduzione dell’elettricità per il funzionamento dei macchinari, la terza invece introdusse il controllo automatico delle macchine, mentre la quarta, quella che noi stiamo vivendo, prevede la interconnessione dei dispositivi intelligenti che sono in grado di comunicare real time dati in rete e di interagire l’uno con gli altri prendendo decisioni e fornendo informazioni che aiutano il tecnico alla conduzione, manutenzione, riparazione dell’impianto stesso, o ad avere previsioni sulla linea di produzione (es. eventuali accumuli di cariche).

<La nuova frontiera dell’intelligenza artificiale è il nostro futuro>, ha affermato al riguardo il professor Furlan: <Questa è una rivoluzione che nel mondo tecnologico industriale è annunciata e che apre nuovi livelli di competenza e nuovi fronti occupazionali: i nostri ragazzi, i tecnici di domani, le nuove menti produttive non la possono ignorare!>.

Abbiamo potuto conoscere tutto di questa nuova tipologia di industria, dai componenti hardware a quelli software, dal cablaggio del quadro elettrico, fino alla interfaccia grafica per l’utente, con utilizzo anche di strumentazione V.R. (Virtual Reality).

Personalmente, credo che partecipare ad accademie come questa sia una delle migliori esperienze di alternanza scuola-lavoro che uno studente possa fare, perché amplia la propria conoscenza del mondo del lavoro e delle materie di studio, approfondendo nel contempo la conoscenza di altre.

Anche il prof. Furlan crede nell’efficacia di questo tipo di iniziative: <La settimana trascorsa alla Schneider ha, da un lato, fatto percepire ai ragazzi l’ambiente lavorativo della grande industria, la grande competenza di chi progetta e produce un proprio prodotto di qualità, mentre dall’altro ha fatto loro capire quanto sia importante continuare a investire nella formazione per poter raggiungere un livello di competenza tale da risultare appetibili in un mondo del lavoro in così rapido cambiamento>.

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Non sono mancati i momenti di difficoltà: quando si impara qualcosa che non si conosce è inevitabile, ma le difficoltà affrontate con la giusta intraprendenza rendono più forti e consapevoli dei propri traguardi e del proprio percorso.

Lo stimolo alla crescita culturale e professionale – conclude il professore – è stato chiaro e forte e sono certo che i nostri studenti hanno saputo e sapranno coglierlo.

Martedì d’interesse: tra novità e certezze, mettendo al centro la passione

By Nicola Lazzarin,

Interesse: dal latino “inter” (tra), “esse” (essere), quindi “essere in mezzo”, “partecipare”.

L’interesse è un legame che avvicina qualcuno a qualcosa o a qualcun altro. L’interesse, perciò, è un’esperienza che ci invita alla partecipazione e al coinvolgimento. Senza interesse, l’uomo resta isolato, lontano dagli altri, povero; l’uomo ricco di interessi è invece ben calato nella sua realtà.

Citando dal vocabolario “Treccani”, di “interesse” si dice anche: “Più genericamente, utilità, vantaggio, convenienza in senso non solo materiale ed economico ma anche spirituale, morale; da un punto di vista più soggettivo, l’esigenza stessa di ciò che appare atto a soddisfare i nostri bisogni, la considerazione di ciò che può contribuire al nostro benessere o esserci utile, vantaggioso”.

Beh, per i nostri tradizionali “martedì d’interesse” è proprio così: si tratta dell’interesse che si fa gancio tra insegnanti e studenti, tra studenti e studenti, coinvolge e arricchisce, soddisfando curiosità e suscitandone di nuove.

Nei nostri appuntamenti del martedì, infatti, vengono messe in campo passioni, hobbies, interessi – appunto – che danno un nuovo gusto al “fare scuola” e ci insegnano che la cifra caratteristica dello stare insieme e anche di studiare è quella di appassionarsi e vivere con gusto.

Quest’anno è avvenuta qualche variazione: ad esempio in questo primo quadrimestre si è sperimentato l’accorpamento di due ore di attività nel pomeriggio di due martedì consecutivi, invece delle quattro ore spalmate in quattro settimane (che si ripresenteranno nel secondo quadrimestre).

I miglioramenti e le novità non terminano qui: le attività disponibili per noi studenti sono state ben 42, vantando ad esempio il nuovo ingresso del corso “Anime e Manga” e il rinnovo del corso “Madrid non solo Real”, il quale prevede per i partecipanti un viaggio durante le vacanze estive, appunto, a Madrid.

L’organizzazione delle attività, anche da parte dei docenti che le curano, ha subìto un netto incremento dal punto di vista qualitativo, ed interattivo. Interattivo? Sì, proprio perché in alcune attività, come il corso “Cineforum” a cui io stesso ho partecipato, ha preso vita una sana collaborazione sia per recensire il film visto, sia nella scelta del film da proporre il bimestre successivo.

E nel caso non fosse abbastanza “interessante”, c’è anche un intero corso dedicato a chi vuole avvantaggiarsi con l’attività scolastica, diciamo… il classico studio. 

Come sempre è molto bello ed incoraggiante vedere gli studenti o, dal mio punto di vista, i compagni di scuola, fare nuove conoscenze o stringere amicizie grazie all’interesse comune riguardo un argomento.

Spero vivamente che questa iniziativa possa avere un futuro florido e ricco di innovazione.

E ora attendiamo il secondo round!

Ecco l’elenco delle attività che ragazzi e docenti si sono resi disponibili a organizzare:

ANIME E MANGABASKET

CALCETTO BALILLA

CALCIO A 5

CINEFORROR

CINEFORUM

CINESTORIA

COUNTRY

CREATIVANDO

CUCINA SNACK

CUCINA SWEET

DB SERVICE (MONTAGGIO IMPIANTI)

DIGITAL GEEK

FIFA 18

FOTOGRAFIA (ritratti ed altro)

FOTOGRAFIA CREATIVA

GIOCOLERIA

HIP HOP

IDEA T-SHIRT

LATINO AMERICANOLEGO

MACCHINE TELECOMANDATE

MADRID (non solo real)

MUSICA

ORIGAMI

PALLAVOLO

PHOTOSHOP BASE

PING PONG

PIROGRAFO

POKER

POP ARTREADY FOR XMAS

RIANIMAZIONE

RUGBY

SCOOBYDOO

SCOPONE – BRISCOLA

SCRITTURA CREATIVA

SPORT ESTREMI

STUDIO

TIPOGRAFIA

TEATRO

VIDEOEDITING (base)

Il San Marco è “Cisco Networking Academy”

By Laura Campaci,

Consegnata la targa che certifica l’ingresso della scuola nel programma di formazione digitale di Cisco

Il San Marco entra nella “Cisco Networking Academy”: 300 scuole in Italia, 20mila istruttori in tutto il mondo, oltre un milione di studenti, 170 paesi coinvolti.

Lo scorso lunedì 6 novembre, alla presenza di Marco Bacci e Luca Marcovati, è stata consegnata la targa che certifica l’ingresso della nostra scuola in questa classe speciale. Una classe grande quanto il mondo! Sì, perché Cisco è un’azienda a livello internazionale, con sede in California e 65mila dipendenti in 170 paesi del mondo: si occupa di tecnologie, non solo per produrle, ma anche per insegnare ad usarle.

La collaborazione con le scuole e le università nasce proprio dalla volontà di <diffondere la formazione aziendale di alto livello nel mondo dell’educazione>, come ha spiegato Luca Marcovati al momento della presentazione di Cisco ai ragazzi delle terze Cfp (indirizzo elettromeccanico), del triennio meccatronico e delle quinte grafiche Itt presenti in aula magna.

In quell’occasione sono stati consegnati ai professori Ismaele Furlan e Simone Giuri i certificati riguardo la prima fase di formazione dal titolo “ITEssential”. La loro formazione continuerà con “IoT”: al termine di questo percorso di studio, i due insegnanti potranno a loro volta erogare corsi per “Cisco Academy”, ma soprattutto inserire nella didattica del percorso meccatronico contenuti, competenze e abilità assunte tramite questo ciclo di studi.

Per il San Marco inizia, così, un nuovo viaggio, come ha detto Marcovati. Un viaggio che ci fa scoprire più da vicino le potenzialità della rivoluzione del digitale in atto: quella che alcuni stanno definendo una quarta rivoluzione industriale, in cui ogni ambito lavorativo è sempre più contaminato dalla rete.

Ma con Cisco non si parla soltanto di rete, di digitalizzazione, di competenze digitali, di problem solving: la sua vocazione tecnologica si accompagna da sempre a una vocazione alle relazioni umane, fondata sui valori del rispetto, del dialogo, dell’ascolto.

“Welcome to the human network”: questo lo slogan di Cisco, che fa dell’“Internet of things” lo stimolo per creare nuove opportunità occupazionali per le persone.

Il San Marco entra in questo stimolante contesto, con l’obiettivo di <essere sempre al passo con le implementazioni della tecnologia – come spiega la preside dell’Itt, la prof.ssa Claudia Cellini -: dobbiamo preoccuparci di formare ed educare con uno sguardo alle professionalità che cambiano e che ci chiedono un aggiornamento costante>.

In questo senso, l’istituto si sente in sintonia con la “mission” di Cisco: <Avviamo questa collaborazione perché la nostra sfida è innanzitutto la didattica dell’indirizzo meccatronico – continua la prof.ssa Cellini – È importante conoscere anche nell’ambito meccatronico quali dispositivi entrano prepotentemente nella gestione di un impianto civile o industriale, e quali professionalità – di conseguenza – il mercato ci chiede di formare. La nostra didattica non può stare ferma, ma deve essere costantemente arricchita con esperienze e contenuti nuovi>.

Senza dimenticare l’attenzione tutta salesiana alla persona: <Vogliamo formare bravi tecnici, conclude la preside dell’Itt, ma soprattutto brave persone>.

L’ISSM in Europa: condivisione di buone pratiche

By Diletta Scattolin,

Il San Marco presente a Budapest per due progetti condivisi con altre scuole europee



All’inizio di ottobre si è svolto a Budapest il terzo incontro per lo sviluppo di due progetti finanziati dalla Comunità Europea. Gli istituti e gli enti coinvolti provenivano da Italia, Spagna, Slovacchia e Ungheria.

PROJECT PEER LEARNING” è il titolo del primo dei due progetti e riguarda lo scambio di buone pratiche fra istituti professionali. Lo scopo principale del “peer learning” è quello di esportare e condividere soluzioni di lavoro efficaci.

Il nome del secondo progetto, coordinato dal CNOS di Roma, è “JOB LABYRINTH”: esso mira alla realizzazione di un videogame che aiuti i ragazzi ad orientarsi durante il loro percorso formativo. L’allievo/player, attraverso la costruzione del proprio avatar, impara a conoscere meglio se stesso e le proprie capacità, dando forma al contempo ad un vero e proprio Curriculum Vitae. Le difficoltà proposte dai vari livelli di gioco hanno lo scopo di aiutare il protagonista a raggiungere maggiore consapevolezza degli sbocchi lavorativi o dei percorsi di studio da intraprendere dopo il conseguimento del titolo di studio.

Durante lo scorso anno scolastico il nostro Istituto ha partecipato al concorso per la realizzazione del logo del suddetto progetto, risultandone vincitore con la proposta di Simone Piatto (ex 3grB).

 

Ad ospitare il meeting è stato l’Istituto Szamalk di Budapest, un centro professionale salesiano che propone percorsi di studio per tre diversi settori: artistico, turistico e programmazione software.

Curioso è stato venire a conoscenza che il governo ungherese, nel 2013, per far fronte al problema della disoccupazione giovanile, ha effettuato una riforma scolastica che ha innalzato l’età minima di accesso ai percorsi di qualifica professionale a diciotto anni. In questo modo lo stesso governo si è dato tre anni di tempo per studiare delle politiche sociali per l’occupazione, riuscendo ad abbassare considerevolmente il numero dei disoccupati da allora ad oggi.

 

Molti gli interventi significativi nell’agenda proposta. Fra i tanti, la partecipazione di personalità di spicco della politica ungherese, come quella del Commissario Europeo per la cultura e l’educazione, Tibor Navracsics, che ha sottolineato l’importanza di proporre agli allievi progetti a livello europeo al fine di favorire lo scambio con altre culture e imparare almeno una lingua straniera, cosa oggi più che mai necessaria.

L’intervento che ha stimolato maggiormente la curiosità dei presenti è stato quello dal titolo “The theory of fun – game thinking”. Degli psicologi esperti nell’ambito della formazione hanno voluto studiare il meccanismo che porta un giocatore di videogame a tornare a giocare più e più volte con uno stesso gioco, per poi chiedersi se il medesimo meccanismo possa essere applicato alla formazione.

Nei videogiochi di oggi, rispetto a quelli del passato, dove tutto si riduceva a un incremento della difficoltà con il superamento dei vari livelli, il giocatore può esplorare, scoprire e scegliere il livello di difficoltà da affrontare; inoltre viene portato a vivere delle emozioni positive, quali senso di autonomia, competenza e affinità con il protagonista del gioco.

Non trascurabile l’eventualità di riscoprirsi appassionati in qualcosa che dia un senso di appartenenza, come la partecipazione a una comunità di gioco, sia che ci si senta leader, sia una semplice parte del gruppo. Un videogame, inoltre, offre immediatamente dei risultati commisurabili alla prestazione e giocare un’ulteriore partita garantisce l’opportunità di potersi migliorare. Il gioco diventa così terapia della felicità.

 

Di fronte a tutto questo è immediata la necessità di riconoscere e sottolineare quanto l’esperienza sia stata significativa. Il progetto ha offerto numerosi spunti e ci ha permesso di ottenere una maggior apertura mentale verso le proposte rintracciabili al di fuori del proprio, solito contesto. Non si può che concludere constatando quanto sia lodevole che l’Istituto Salesiano San Marco spenda energie, risorse economiche e lavorative affinché i suoi collaboratori possano essere in grado di guardare sempre un passo avanti.

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Cronache da Mezzano

By Lorenzo Tiengo,

È da poco conclusa la tradizionale settimana dedicata alle classi prime per alimentare amicizia e condivisione



Cara scuola dell’obbligo,

lo sapevi che le classi sono una squadra di persone che convivono per nove mesi a stretto contatto, esattamente come uno dei team partecipanti alla Volvo Ocean Race (una delle più massacranti regate al mondo)?
Lo sapevi che con una metafora, semplice come una barca, si può provare a raccontare come si può star bene?

Beh, cara scuola dell’obbligo, se non lo sai te lo stiamo dicendo, perché lo abbiamo provato sulla nostra pelle durante i ritiri delle classi prime che abbiamo vissuto a Mezzano di Primiero.
Più di 150 ragazzi hanno ragionato, condiviso e agito per dimostrare che stare insieme non è un’utopia, ma semplicemente un impegnativo incastro di pezzi unici.
La metafora della barca a vela ha accompagnato sette classi prime partendo da una riflessione su se stessi, per poi allargarla alla visione del gruppo-classe come modalità per uscire da una scuola considerata “obbligatoria”, trasformandola infine in opportunità di crescita: professionale e umana.
Su questo noi ci mettiamo tutte le energie possibili, quindi è ovvio che una passeggiata, una serata di giochi in compagnia o del tempo libero trascorso insieme a parlare e giocare diventino strumenti preziosi per spiegare che un “gruppo classe” è molto di più di un “gruppo classe”, è un insieme di persone.

 

Qualcosa di particolare, che ha lasciato il segno, va raccontato: ad esempio la buonanotte data dai coordinatori, in cui si sono intimamente raccontati, ascoltati da giovani occhi sgranati e curiosi, o ancora i ragazzi più grandi di altre classi che sono venuti come supporto alle attività, mescolandosi ai più piccoli e supportando giochi e pensieri, e in ultimo la messa finale, con cui tutti (insieme a gioie e fatiche) abbiamo concluso il tradizionale momento, quello privilegiato per conoscersi, per le nostre classi prime.

Don Bosco amava fare con i suoi giovani le camminate di autunno, e noi in linea con il suo pensiero tra i boschi che stanno ai piedi delle Pale di San Martino portiamo avanti ciò che egli amava: i suoi giovani!

 

Insomma, cara scuola dell’obbligo, sarebbe bello che ti chiamassero “opportunità”, noi risponderemmo più volentieri.

Creative Hero

By Enrico Biancardi,

“L’idea è qualcosa che inizialmente nella tua testa non c’è. Poi all’improvviso arriva nella parte cosciente della tua mente, arriva come una scintilla e prende forma in un istante. Il passo successivo è che potresti innamorarti di quell’idea. Anche se si trattasse di un frammento potrebbe influenzare l’intero mondo”

Così rispondeva David Lynch in una celebre intervista a proposito della creatività.

Se penso a Creative Hero, penso a questo, un’idea nata come una scintilla qualche mese fa, di cui ci siamo innamorati, fino a volerla realizzare a tutti i costi.

La formula, studiata e proposta ai nostri ragazzi, è quella di una maratona creativa, di 24 ore, con gli studenti divisi in gruppi a sfidarsi su un tema di progettazione assegnato al momento e da consegnare il giorno dopo.

L’occasione, colta al volo, ce l’hanno fornita Gamma e Ricoh Italia, che ci hanno chiesto di proporre la grafica di una campagna di comunicazione in occasione del lancio della Pro C7100x, una nuova stampante che permette di ottenere, oltre alla normale quadricromia, delle tinte speciali quali il bianco coprente, una vernice trasparente con effetto lucido e il colore giallo fluo/neon.

Un tema stimolante, che garantisce grandi possibilità di sperimentazione tecnica, accolto dai partecipanti con professionalità ed entusiasmo; oltre 120 gli eroi creativi che hanno accettato la sfida lavorando, discutendo coi compagni, superando le crisi di disperazione che arrivavano immancabili con il passar delle ore.

Una maratona iniziata nel primo pomeriggio con sospensione dei lavori a mezzanotte, qualche ora di stacco per permettere un po’ di riposo, che ha restituito ai protagonisti le energie per tornare carichi l’indomani.

Bello ed emozionante vedere alcuni abbandonare disperati i laboratori il venerdì sera e tornare, invece, pieni di fiducia il sabato mattina, con nuove energie per arrivare alla fine e consegnare i loro elaborati. Tanti stimoli, molte idee fresche, moderne, tradotte con grafiche a volte un po’ ingenue e solo abbozzate, in altri casi più mature e complete.


Rivedere a qualche giorno di distanza i prodotti finiti, per chi ha vissuto la Creative Hero fa ripensare a quei momenti e ne fa rivivere soprattutto l’intensità.

Sì, perché una maratona di questo tipo ha un carico emotivo altissimo, non è per tutti e lascia un segno dentro. Chi ha vissuto la Creative e pensava che un giorno fosse poco per lo sviluppo di un progetto, si è reso conto che 24 ore possono essere lunghissime e interminabili. Molti di loro hanno scoperto che esiste una dimensione, quella del sogno, in cui lo spazio ed il tempo possono essere dilatati quasi all’infinito. Alcune opere dell’arte del Novecento come i tagli di Fontana o le grandi masse di colore di Rothko, ci insegnano che esistono dimensioni creative in cui i confini vengono infranti per rivelarci nuovi mondi.

“Tu comprendi la creatività?” continuava l’intervistatore rivolgendosi a Lynch.

“No – la sua risposta secca – io comprendo solo il piacere e la gioia che ti dà.

Ogni invenzione, ogni cosa fatta dall’uomo è partita da un’idea creativa e l’idea poi si manifesta nel mondo materiale; tutto questo è un processo unico e meraviglioso”.

Non sappiamo se in quelle 24 ore i nostri studenti siano riusciti a innamorarsi di qualche idea; forse, anche solo per un attimo, hanno assaporato quella gioia di cui parla il regista americano. Quello di cui siamo certi è che a loro, i 120 eroi, dobbiamo un ringraziamento particolare per aver contribuito a realizzare un bellissimo sogno.


Dopo un attento esame dei più di 200 progetti realizzati, con il supporto di Ricoh e Gamma, abbiamo selezionato 8 gruppi meritevoli per originalità ed efficacia delle proposte creative: di questi, il gruppo numero 26, composto da Ettore Balsadonna, Elisa Bulegato, Alberto Gendy e Riccardo Martinello, si è distinto in modo particolare ed è stato eletto Creative Hero del 2017!

Bravi tutti ragazzi, l’appuntamento è alla prossima Creative Hero, vi aspettiamo per emozionarci insieme a voi ancora una volta!

Stepcraft arriva in meccanica: un nuovo macchinario per coinvolgere ancor di più gli studenti

By Laura Campaci,

Un pacco regalo da scartare e, come un bellissimo lego, tutto da costruire.

Ecco cosa sembrava, lo scorso giovedì 19 ottobre, il momento in cui, nel settore elettromeccanico, i ragazzi di 2^ duale hanno messo mano alla scatola contenente il nuovo macchinario Stecraft.

Si tratta di una macchina fresatrice a 3 assi a controllo numerico computerizzato (CNC).

I tre CNC attualmente a disposizione del San Marco sono macchinari di tipo industriale molto grandi, costosi (si parla di un ordine numerico tra i 30.000 e i 60.000 euro l’uno): sono difficili da utilizzare e non è possibile far lavorare i ragazzi da soli. Di conseguenza, riuscire a far fare delle esperienze pratiche a tutti è difficoltoso.

La stecraft è invece una macchina che, a confronto, è un giocattolo, come spiega il prof. Marco Maschio: <Ma ha dei punti di forza: il costo, infatti si acquista con meno di 2000 euro, la semplicità d’utilizzo, dato che viene pilotata da un normale PC e i software, che sono spesso gratuiti. Inoltre permette di commettere errori e quindi di “impiantarsi e sbattere” senza creare grossi danni o pericoli per l’allievo>.

Istituendo un paragone di questi macchinari nel mondo della “scuola guida”, continua il prof. Maschio, <i CNC industriali sono “Ferrari”, mentre questa nuova macchina è un “go-kart”, ma se l’obiettivo è insegnare come si guida in città e la conoscenza della segnaletica e delle norme stradali, un go-kart può bastare; infatti, una volta imparato a guidare questo, i ragazzi più affidabili possono passare alla “Ferrari”>.

Il progetto attuale prevede una fase iniziale di sperimentazione di Stepcraft, usandola innanzitutto con gli allievi meccanici di 2^ duale, e successivamente anche gli altri studenti meccanici della formazione professionale.

Lo scopo è quello di far apprendere il linguaggio di programmazione ISO attraverso delle esperienze individuali di produzione di piccoli oggetti fresati.

La macchina attualmente è equipaggiata per l’asportazione di truciolo, ma sarebbe possibile dotarla di una testa d’estrusione per trasformarla in una stampante 3D, oppure un LASER per trasformarla in un plotter da taglio o ancora un tastatore dimensionale per trasformarla in una macchina di misura e scansione di superfici, tutti campi presenti nell’industria meccanica attuale.

Insomma, le ipotesi di utilizzo sono molteplici e garantiscono un nuovo approccio alla didattica di laboratorio che permetterebbe di rendere davvero più efficace il lavoro pratico e sperimentale dei ragazzi, con la possibilità di ampliare la presenza del macchinario nei tempi futuri.

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Il pomeriggio sportivo fa tripletta

By Lisa Baruzzo,

Il primo appuntamento si è tenuto il 12 ottobre

Quest’anno il pomeriggio sportivo triplica: infatti, invece dei due soliti appuntamenti – autunnale e primaverile – ne sono previsti ben tre. Ne abbiamo aggiunto uno in pieno inverno, dove vincerà solo chi, oltre alle altre squadre, saprà sconfiggere anche il freddo.

Del resto, come diceva don Bosco, quando si è felici tutto è più facile e il tempo scorre più veloce. E allora perché non provare a divertirsi un po’ anche a scuola?

Intanto, abbiamo iniziato con l’appuntamento autunnale. Giovedì 12 ottobre la stagione si è aperta, come di consueto, con una giornata senza pioggia.

Riportiamo brevemente la cronaca e i risultati delle gare.

La sfida di basket, magistralmente condotta dal primo arbitro Mialich e dal secondo Biancardi, ha visto protagoniste in finale la 4A e la 4C e quest’ultima ne è uscita vincitrice.

Anche a calcio due arbitri di grande esperienza, Sinigaglia e Sartori, hanno coronato vincitrice la 5C, che ormai è diventata davvero la squadra da battere.

A pallavolo abbiamo avuto una nuova squadra regina, la 3A, che condotta dal grande Girardi ha saputo mettere in campo un bel gioco di squadra e battere tutte le altre contendenti.

Anche le discipline individuali hanno visto giocare i ragazzi con passione.

Bocce e Forza 4 vedono la conferma dei “soliti” vincitori, Balsadonna e Lazzari della 5A per le bocce e Elena Voltolina, ancora della 5A, a Forza 4.

A calcetto balilla invece un po’ di confusione non ha permesso di disputare le finali, e a punti abbiamo avuto una vittoria a pari merito 1A e 3B.

Appuntamento col freddo per le prossime sfide, vi aspettiamo il 20 febbraio.

Il San Marco è confermato “Apple Distinguished School”

By Laura Campaci,

Il nostro Istituto si colloca tra le 68 scuole europee “eccellenti” nella didattica innovativa

Essere “Apple Distinguished School” significa essere dei bravi surfisti.
Parola di Pier Scotti e Giacomo Giuliani, che per Apple lavorano nel settore “education” e, lo scorso 10 ottobre, hanno consegnato al San Marco la targa che rinnova l’importante titolo, già ottenuto nel 2015, per il triennio 2017-2019.
Essere dei bravi surfisti prevede che si sappia cavalcare l’onda con uno sguardo rivolto in avanti, verso l’innovazione costante della didattica.
Dal 2012 il San Marco ha avviato, infatti, un progetto che comporta l’utilizzo di iPad nella didattica di tutti i giorni per circa 500 dei nostri studenti: da qui, la collaborazione e il confronto con Apple.

<È un programma importante, distintivo. Non è facile da avere, ma nemmeno da mantenere – ha detto Pier Scotti a proposito della certificazione – Rappresentate un’eccellenza a livello europeo esteso (Europa, Medio Oriente, India e Africa), in un gruppo di 68 scuole. Il nostro obiettivo ora è rendervi più visibili e accessibili, anche perché nella didattica italiana altri siano ispirati da tutto ciò che avete fatto, per coniugare la didattica con la tecnologia>.

Il riconoscimento da parte di Apple è assegnato ai programmi che si sono distinti per innovazione, leadership ed eccellenza nella didattica, e che esprimono l’idea di ambiente di apprendimento esemplare secondo Apple.

E così, grazie a questa esperienza di confronto e stimolo reciproco, si scopre che Apple “non vende solo computer”, come racconta il prof. Grillai, ma è anche un’azienda con cui condividere un orizzonte comune: migliorare il modo di fare scuola dei ragazzi.
La certificazione è anche una “lama a doppio taglio”, in quanto richiede di continuare ad essere stimolati e ricettivi nei confronti di progetti, idee e proposte che, come detto prima, permettano di essere un passo avanti: <È una doppia lama che ci fa bene – commenta don Enrico Gaetan, direttore dell’Istituto – Perché ci sollecita al di più e al meglio!>.
Cavalcando sempre l’onda dell’entusiasmo e dell’innovazione.

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