“La giornata di oggi è stata una giornata diversa perché l’ho vissuta immerso nella realtà”
(Federico).
In occasione dei ritiri d’Avvento, il cammino formativo ha visto i ragazzi delle classi seconde e terze riflettere sulla sfida dell’accoglienza. Tema molto discusso, specialmente a motivo degli avvicendamenti degli ultimi anni, l’accoglienza dell’altro ha visto lo spirito pratico dei nostri ragazzi mettersi davanti al grido della povertà, della solitudine, della disabilità e del riscatto degli errori del passato con una lente d’ingrandimento diversa. Una giornata di servizio a favore dei più poveri si è rivelata l’occasione per condividere, nel lavoro, la ricchezza della vita. Le parole di Gesù sono state, e rimangono, la realtà presente in ognuno dei ritiri vissuti in Avvento e la vera sfida da accogliere: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Ecco i luoghi con cui i ragazzi delle seconde e terze CFP sono entrati in contatto nel corso del mese di dicembre:
– Mensa dei poveri, frati Cappuccini di Mestre
– Centro don Orione di Chirignago
– Cooperativa Realtà di Marghera
– Comunità Olivotti di Mira
– Comunità Sant’Egidio di Padova
– Oratorio don Bosco di Mogliano Veneto.
La parola passa ai nostri ragazzi:
Come valuteresti la giornata di oggi?
Sono arrivato con un pregiudizio “comune”, ovvero quello di dire che bisogna trattarli in un modo diverso, invece, una volta entrati in contatto con queste persone, sono molto diverse da questo tipo di pensiero.
(Andrea)
Questa esperienza per me è stata molto interessante, mi ha colpito molto il coraggio di questi ragazzi nel raccontare la propria storia nonostante la difficoltà di aver perso persone care e tutto ciò che hanno passato. Entrare in comunità per obbligo è un conto, entrarci per volontà è un segno chiaro di voler cambiar vita, di aver capito di aver preso una strada sbagliata e imboccare quella giusta…ritornare a come si era prima. Una delle frasi che mi è piaciuta di più è stata: “vorrei uscire e non ricaderci più, ricominciare una nuova vita, far su famiglia e lavorare”. Io la vedo come una convinzione, come la meta di qualcuno che ha un obiettivo e vuole raggiungerlo.
(Alvise)
Se dovessi scegliere tre parole per descrivere ciò che hai vissuto….
GENTILEZZA: ho trovato persone davvero molto solari che sono riuscite a farmi sentire a mio agio anche in una situazione dove mi sentivo, a volte, un po’ in imbarazzo.
UGUAGLIANZA: ho capito che avere alcune disabilità nella vita non è solo un limite, anzi, ho visto persone con sorrisi migliori dei nostri anche se noi “abbiamo tutto”. Ho visto persone che mettono in gioco se stesse in ogni cosa.
AMOREVOLEZZA: ho avuto qualche difficoltà a rapportarmi con loro, non lo nascondo, ma sono uscita con un pensiero molto diverso riguardo alla loro vita.
(Camilla)
AIUTARE: quello che oggi abbiamo fatto con i più poveri mi pare un aiuto semplice, concreto, ma vero.
VERGOGNA: vedevo alcune persone vergognarsi di dover chiedere una mano.
VOLONTARI: le persone che lavorano lo fanno gratuitamente, solo per aiutare gli altri, non ne ricavano nulla.
(Giulio)
SORPRESA: non mi aspettavo di trovare tutta quella collaborazione tra formatori e ragazzi, mi ha colpito molto l’amicizia così evidente tra di loro.
RIFLESSIONE: mi sono fermato a pensare a tutto quello che questi ragazzi sanno fare e quanto siano capaci di dare a chi sta loro accanto.
FORZA: hanno un sacco di forza di volontà, alcuni riescono addirittura a pensare e fare molte cose da soli, invece altri hanno proprio bisogno di aiuto.
(Marco)
RIFLESSIONE: riflettere su noi stessi, su cosa siamo e su cosa possiamo dare. Dio ci ha dato grandi potenzialità che possiamo sfruttare per aiutare il prossimo.
FELICITÀ: vedere come noi fatichiamo ad essere felici e vediamo la negatività in tutto mentre le persone che abbiamo incontrato oggi sono l’opposto di noi e trovano continuamente motivi per sorridere.
TENEREZZA: vedere come noi ospiti fossimo importanti per loro; i gesti che ci scambiavano, i sorrisi, gli abbracci, le carezze…personalmente questa esperienza mi ha fatto molto bene.
(Francesca)
LEADER: la differenza tra un leader e un boss è che il boss segue la sua strada lasciando gli altri indietro, il leader, invece, preferisce aiutare anche gli altri permettendo loro di raggiungere degli obiettivi. La nostra classe ha fatto la parte del leader in quel momento cercando di stimolare le persone che provavano nuove esperienze di lavoro.
SERENITÀ E DIVERTIMENTO: non solo noi ragazzi cercavamo di coinvolgere le persone a fare queste esperienze lavorative ma si cercava il modo di farli divertire e sentire a casa. Anche loro ci hanno fatto divertire in ciò che ci hanno detto. La serenità dell’ambiente è fondamentale in queste situazioni.
COLLABORAZIONE: La classe ha cercato di collaborare per poter aiutare i nostri ospiti che provavano per la prima volta questa esperienza
(Alessandro)
Che cosa ti ha colpito di più delle persone che hai incontrato?
Si vedeva bene il bisogno di aiuto e si notava bene la povertà anche solo guardandoli.
(Cristian)
Mi ha colpito molto che alcune persone che abbiamo servito ci abbiano detto grazie con sincerità.
(Andrea)
In questo ritiro ho avuto l’occasione di conoscere come sono realmente queste persone, mi son dedicata loro, gli ho voluto bene come è giusto che sia e deve essere. È importante fargli passare ogni momento della vita nel modo più bello che ci possa essere e fare in modo che siano davvero contenti. Una cosa che mi ha stupito di loro e che hanno detto alla fine è stata una domanda che ci hanno fatto, ci hanno chiesto se avevamo paura di loro. Con tanta semplicità ci hanno detto di essere uomini dentro e che non c’è alcun motivo serio per avere paura. Questa frase mi ha commossa.
(Federica)
Di seguito, invece, alcune testimonianze dei ragazzi dell’ITT che hanno vissuto altre, arricchenti esperienze:
Il ritiro spirituale del 2017 è stato molto diverso dai precedenti.
Abbiamo avuto modo di ascoltare dal vivo testimonianze di ragazzi albanesi e kosovari nostri coetanei che a fatica sono riusciti a raccontare le loro storie, soffermandosi in particolare sulla migrazione e sull’ambientarsi in una nuova nazione. Anche se di poche parole, a causa della difficoltà di espressione, questi ragazzi sono riusciti a trasmetterci la loro voglia di dare una svolta alla propria vita attraverso lo studio e il lavoro. Il tutto si è poi concluso con una partita di calcetto terminata con la vittoria della squadra ospite e successivamente con un pranzo preparato da noi ragazzi. Magari in futuro ci sarà la possibilità di avere la rivincita.
(Alessio)
Stavolta è davvero il ritiro che non ti aspetti.
La Cooperativa Arcobaleno è una realtà che raccoglie giovani, come noi, ma con storie molto diverse dalle nostre. Questa grande famiglia oltre che essere una casa, ospita anche il Museo dei Sogni e della Memoria, luogo in cui sono conservati oggetti provenienti da ogni nazione del mondo, come uno dei mattoni della casa di Anna Frank, una tegola di una casa rinvenuta dopo l’attacco di Hiroshima e tanti altri. Oggetti che costituiscono un pezzo di memoria e di storia di una nazione, non rinchiusi dentro una teca di vetro, come ci si aspetterebbe, ma con la sorprendente possibilità di toccarli. Per capire, l’unica soluzione è provare.
(Ilaria)
Perché non abbiamo abbastanza coraggio per realizzare ogni nostro desiderio? Perché abbiamo timore di voler fare ciò che ci rende felici? Due dei dieci ragazzi che vivono nella Comunità Proposta ci hanno “rivelato” i motivi che li hanno spinti a voler entrare in quell’ambiente. Entrambi avevano una motivazione in comune: capire qual era la loro strada. Fin da bambini ci chiediamo cosa vogliamo fare nella nostra vita. Sogniamo quale carriera intraprendere da adulti, senza fare i conti con la realtà. Quando cresciamo capiamo che non sempre si può fare ciò che si desidera e nascondiamo le nostre aspirazioni in un angolo remoto della mente. Abbiamo paura dei nostri sogni. Chiunque vi potrà elencare una serie di fantasie non realizzate, si giustificherà, raccontando tutti gli ostacoli che gli hanno impedito di fare ciò che desiderava. Dobbiamo iniziare il prima possibile a pensare al senso che vogliamo dare alla nostra vita, ricordandoci che forse, la strada più facile non è sempre quella più giusta.
(Benedetta)
Sono tante le domande che bussano nel cuore dopo un’immersione così forte nella realtà. Una, in particolare, risuona più di tutte: “Chi ha veramente fatto del bene a chi?”. Forse, è proprio nel momento in cui ci si mette umilmente a disposizione dei più piccoli che ci si rende conto che sono loro stessi a disarmare i pregiudizi e le distanze che il pensiero pone per accompagnare ognuno alla Verità del Bene: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Il messaggio che mi porto via dalla giornata di oggi è che se fai del bene e non ti ringraziano, non vuol dire che non è stato apprezzato ciò che hai fatto. E se fai del bene e ti ringraziano non vuol dire che devi smettere di farlo. Il fatto è che anche se nessuno dimostra con i fatti di voler bene è chiaro che nessuno si sente in dovere di ringraziare, rimane comunque importante che quando fai del bene a qualcuno devi continuare a farlo anche se ricevi poco in cambio.
(Federico)